Cara amica, caro amico,
Benvenuta e benvenuto a Parlo anch’io!, la newsletter sull’italiano per bambine e bambini in contesti multilingui.
Oggi è puntata di glossario multilingue e la parola del giorno è: famiglia.
Ho deciso di aggiungere questo lemma a seguito della domanda di un’avvocata:
Perché dici “famiglia”? Intendi genitori?
Questa domanda mi dà l’occasione di spiegare perché utilizzo spesso il termine famiglia. Siccome, poi, marzo è il mese della poesia, trovi in fondo una bella proposta di lettura dedicata a una famiglia particolare (e i link alle precedenti puntate a tema poesia).
Buona lettura!
Anna
Perché famiglia multilingue?
Ci sono due motivi principali per cui, di preferenza, utilizzo il termine famiglia e non genitori o altro.
Il primo è che nominare i soli genitori può essere riduttivo: ci sono famiglie con uno o due genitori, ma anche famiglie in cui nonni, nonne, zii e zie, amici e amiche hanno un ruolo importante e sono spesso le figure adulte di riferimento per una o più lingue di casa.
Soprattutto, però, mi importa includere eventuali fratelli e sorelle o anche cugini e cugine.
In molta della letteratura sul multilinguismo che conosco, si parla spesso di relazioni “verticali” tra una o più figure adulte e la figura del bambino, mentre alle relazioni “orizzontali” tra coetanei non viene, a mio avviso, dato il giusto spazio.
Anzi, il fatto che ci siano più fratelli o sorelle è visto spesso come un potenziale ostacolo allo sviluppo multilingue, perché si dà un po’ per scontato - mi sembra - che ogni figlio successivo al primo avrà proporzionalmente meno attenzione e riceverà meno input linguistico. La questione è stata studiata ed è complessa e multifattoriale. Ma il fatto di essere nata seconda, terza o quarta non dev’essere per forza visto come una condanna a uno sviluppo multilingue meno profondo e variegato.
Ce lo dice anche la psicologia: i punti di riferimento più importanti (più cool) per i bambini e le bambine non sono le figure adulte. Sono, bensì, i bambini e le bambine di qualche anno più grandi. Osservate le dinamiche di qualsiasi gruppo di età diverse e non sarà difficile notarlo.1
Anche Maria Montessori l’aveva osservato e ne aveva fatto un punto cardine del suo metodo: nelle scuole montessoriane, i bambini non sono divisi per anno di nascita, bensì per fasce di tre anni (3-6, 6-9, 9-12, e così via). I più piccoli imparano seguendo l’esempio dei più grandi; i più grandi hanno l’opportunità di dimostrare e rafforzare quanto hanno imparato nel momento in cui lo mostrano e lo spiegano ai più piccoli. Bambini e bambine di tutte le età si prendono cura gli uni degli altri.2
Se hai più bambini e/o bambine, ti invito a sfruttare la naturale inclinazione dei più piccoli a imitare, fino all’idolatria, fratelli e sorelle, cugine o cugini maggiori.
Abbi cura di creare sia momenti comunitari che momenti di qualità 1:1 con ciascun figlio o figlia. L’esempio che mi viene più facile, perché è la mia attività prediletta, è quello della lettura: in casa nostra ci sono momenti dedicati alla lettura tutti insieme (di solito la sera, ogni sceglie un libro e l’ordine cambia ogni sera) e altri momenti dedicati alla lettura 1:1 con mamma o papà. Ma può essere qualsiasi attività piacevole (piacevole sia per te che per tuo figlio o figlia): fare una passeggiata o un giro ai giardinetti, cantare, suonare uno strumento insieme (sì, le pentole valgono come strumento), fare i biscotti, costruire un fortino, curare l’orto, giocare a calcio o a un gioco da tavolo. You name it.
Cerca altre famiglie italofone nella tua zona e organizzate di trovarvi per pomeriggio di gioco, gite o cene. Resisti alla tentazione di fare micromanaging delle attività dei più piccoli: controlla che non facciano cose pericolose, certo, ma lascia che trovino le loro dinamiche. Noi abbiamo un’amica 6enne che con sua mamma non parla quasi mai in italiano. Invece con mio figlio di 8 anni, che è il suo idolo, non parla mai in inglese (che pure le sarebbe molto, molto più facile).
Se nella vostra famiglia non ci sono fratelli o sorelle minori e non avete altri bambini italofoni in zona, puoi coltivare una relazione a distanza: con l’amichetta conosciuta durante l’ultimo viaggio in Italia, il cugino di secondo grado che abita a Londra, oppure con veri e propri amici di penna! Qui ti davo qualche idea su come tenersi in contatto con i nonni, ma valgono per tutte le età. Qui invece trovi il progetto amici di penna di Bimbi Italiani.
Insomma, quali che siano i bambini e le bambine che condividono la quotidianità della tua famiglia, ti invito a pensare più in orizzontale e meno in verticale, a lasciar andare un po’ dell’ansia che dipenda sempre e solo tutto da te e a incoraggiare invece, vivendolo e modellandolo prima di tutto, uno stile comunitario.
Poesie di una famiglia…particolare!
Per questo marzo di poesia ti propongo un libro divertente di poesie scritto è illustrato da…un fratello e una sorella! (vedi? L’orizzontale funziona)
Si tratta di Piccole poesie di famiglia di Michał Rusinek, illustrato da Joanna Rusinek e tradotto da Linda Del Sarto con la consulenza di Chiara Carminati. Linda è un’amica e una stella della traduzione dal polacco, che con mia grande gioia da qualche tempo traduce anche letteratura per l’infanzia. Chiara Carminati è una delle poete per l’infanzia più amate - da me e dai miei figli ma oserei dire anche in generale. Su Parlo anch’io! l’abbiamo incontrata già incontrata con Ninna no e come traduttrice de L’albero di Natale del signor Vitale. Ma la sua produzione è vastissima. Se non hai ancora avuto il piacere di leggerla, ti consiglio di farti questo regalo.
Tornando al nostro Rusinek, lui stesso spiega ai grandi il perché di questa raccolta nella breve introduzione:
Ho deciso di tornare bambino per qualche settimana e di scrivere delle piccole poesie fondate abbastanza liberamente sulle vite dei componenti della mia famiglia o meglio, della nostra, visto che è anche la famiglia di mia sorella, che è l’illustratrice del libro. Mi sembra di avere antenati piuttosto normali. Ma allo stesso tempo sono convinto che anche la famiglia più normale si possa guardare da una prospettiva insolita: in ognuno di noi è racchiusa una stranezza, ognuno di noi ha vissuto un’avventura, di ognuno si può raccontare un aneddoto.3


Come puoi vedere dagli stralci che intervallano queste righe, la famiglia “liberamente raccontata” del poeta è composta da personaggi spassosi e indimenticabili.
Le rime incalzanti e i fittissimi giochi fonici rendono la lettura di questi testi gustosa e divertente. Ci sono quelli con strofe più lunghe e versi più lunghi che si prestano ad una lettura più lenta e attenta, ma non mancano veloci quartine di ottonari da leggere come un treno facendo a gara a chi arriva prima!4
Come ogni raccolta di poesia, è un libro che si può leggere dall’inizio alla fine, ma molto più probabilmente a spizzichi e bocconi. Lo tieni sul comodino, ogni sera pescate un personaggio a caso e chissà che ora della fine del mese non vi sia venuto in mente qualche ritratto poetico della vostra, di famiglia..!
Leggere poesia è bello. Leggere poesia insieme è ancora più bello. Lasciati travolgere dal suono, dalla musica e dalla magia di questi versi: non te ne pentirai!
Ancora sulla poesia
Incontri
È nato Parlo anch’io! incontra, un check-in mensile per le famiglie multilingui che leggono Parlo anch’io! Ultimo venerdì del mese ore 12 EST.
Ci sono ancora posti disponibili per il webinar per docenti del 3 aprile a tema scaffolding!
Questo l’ho trovato spiegato bene, a più riprese, in un posto che non ti aspetteresti, cioè nel libro The Anxious Generation di Jonathan Haidt (scoperto grazie a
, che ringrazio). Il libro è tradotto in italiano da Rosa Principe e Lucilla Rodinò, ma qui ti metto una mia traduzione al volo perché lo possiedo solo in inglese. Scrive, ad esempio, Haidt: “Si potrebbe pensare che scegliere modelli da imitare sia semplice: i bambini dovrebbero semplicemente copiare i propri genitori. Giusto? Invece a quanto pare non è la strategia vincente. Non c’è ragione, per una bambina, di dare per scontato che gli adulti più competenti della comunità siano proprio i suoi genitori. E quindi, perché non cercare altrove? I bambini, inoltre, hanno bisogno di imparare a essere bravi figli maggiori nella propria comunità. Per questo motivo, sono particolarmente attenti a quel tipo di modello.” (“You might think that choosing role models is simple: Children should just copy their parents, right? But it turns out to be a losing strategy. There is no reason for a child to assume that her own parents happen to be the most skilled adults in the community, so why not search more widely? Also, children need to learn how to be a successful older child in their particular community, so children are particularly attentive to such models”, pp. 58-59).Nella sua versione pop, la pedagogia montessoriana è spesso ridotta a un’estetica. Certo, un altro punto cardine del suo metodo è l’apprendimento attraverso i sensi, per cui gli oggetti sono accuratamente studiati sia nel materiale che nella forma, nei colori, etc. Però, dopo sei anni di esperienza a una scuola Montessori, se dovessi scegliere, l’elemento che apprezzo di più come mamma e che ho visto di più influire sulla vita sociale dei miei figli è proprio l’aspetto della collaborazione e della cura reciproca.
Piccole poesie di famiglia, di M. Rusinek, illustrato da J. Rusinek e tradotto da Linda Del Sarto con consulenza poetica e postfazione di Chiara Carminati (MIMebù, 2021), pp. 6-7.
Perdona il lessico tecnico che spero non ti risvegli traumi scolastici che avevi represso. Io che sono una nerd della metrica e ho passato anni a contare sillabe e accenti chiaramente mi entusiasmo. Ma se in questi versi ritrovi eco famigliari, è perché l’endecasillabo è il verso cardine della tradizione poetica italiana e l’ottonario è uno dei versi molto usati da Pascoli, di cui molto probabilmente hai letto (e forse anche imparato a memoria) qualcosa alle elementari.
Di Carminati ho letto anche il romanzo Fuori fuoco, sulla prima guerra mondiale. Davvero splendido!
D'accordissimo: evviva l'orizzontale! Un'altra "preoccupazione" diffusa deriva dal fatto che fratelli e sorelle comunicano spesso tra loro nella lingua della scuola piuttosto che in una delle lingue parlate con i genitori. Personalmente non lo trovo un problema allo sviluppo multilingue: dobbiamo imparare anche noi ad essere un po' più "cool", no? ;-) Di Chiara Carminati io adoro "Che cos'è un amico?" (con illustrazioni di Pia Valentinis - Rrose Sélavy 2016).