Cara amica, caro amico,
Benvenuta e benvenuto a Parlo anch’io!, la newsletter sull’italiano per bambine e bambini in contesti multilingui.
Questo mese abbiamo l’onore di accogliere un’ospite speciale: la professoressa Claudia Calì del Queens College (CUNY) New York.
La prossima puntata di Parlo anch’io! sarà curata da lei, che ci parlerà del ruolo della musica nella prima infanzia dal punto di vista sociale, emotivo e cognitivo e ci darà dei consigli su come usare la musica per promuovere le diverse culture e lingue presenti in famiglia.
Non vedo l’ora!
Continua a leggere il consueto consiglio di lettura del 15 - oggi duplice.
Buona lettura,
Anna
Ma prima: aiuta Claudia nella sua ricerca!
Claudia sta svolgendo una ricerca estesa e preziosa sulla relazione tra musica e lingua. La musica è un modo di preservare e sviluppare la consapevolezza culturale, la competenza linguistica e l’identità italiana nella tua famiglia?
Se:
tu e/o il/la tua partner siete italiani e attualmente vivete negli Stati Uniti
e
avete bambini/e tra gli 0 e gli 8 anni
puoi compilare il questionario! Ci impieghi circa 20 minuti e puoi rispondere in italiano o in inglese. Così facendo, contribuirai alla comprensione della vita delle famiglie italiane all’estero e a come andare meglio incontro ai bisogni educativi dei loro figli e delle loro figlie.
Domare il drago, tra i bianchi di scuola
Oggi ti consiglio due libri molto diversi tra loro ma che - sarà o non sarà perché li ho letti uno dopo l’altro - nella mia testa si sono presi per mano e hanno iniziato a dialogare.
Di Espérance Hakuzwimana, giovane scrittrice di origini ruandesi che non te le manda a dire, avevo già consigliato il romanzo d’esordio, Tutta intera. Tra i bianchi di scuola è un libro snello ma denso, che tocca molti degli argomenti che emergevano nel romanzo ma in forma di saggio rivolto specificamente agli insegnanti:
I ragazzi e le ragazze della scuola italiana raccontano tantissime storie e se c’è una cosa che ho capito è che, per un insegnante, la responsabilità più grande è quella di avere cura di tutte queste differenze fatte di origini, percorsi e aspirazioni.
Il saggio immagina un gruppo eterogeneo di “italiani di origine straniera” che si radunano in un’aula scolastica e pensano a cosa vorrebbero dire agli e alle insegnanti che hanno incontrato o che incontreranno nel loro percorso scolastico:
Sono voci invisibili non perché inesistenti, ma perché reali però mai ascoltate […]. Ho deciso di parlare di loro che, a scuola, non sono riusciti a mostrarsi, a farsi valere nelle loro sfaccettature, nelle difficoltà che vivevano tra due culture, nella fatica di tenersi insieme tra la spaccatura sociale, economica, di rappresentazione e identitaria.
Ho deciso di parlare di loro perché loro lo hanno già fatto e lo stanno facendo, ma semplicemente non sono stati e non sono ascoltati a dovere.
I temi trattati sono quelli di nome, lingua, cittadinanza, carriera scolastica e scuola plurale. Per certi versi il saggio non dice “niente di nuovo” a chi si interessa di queste tematiche, ma lo fa da una prospettiva nuova: non quella accademica e istituzionale di chi fa gli studi e pubblica linee guida (per pure sono citati puntualmente e raccolti nelle aggiornate bibliografie di fine capitolo), ma dal punto di vista di chi “la scuola la fa e la riempie fino all’orlo.” Questo libro, insomma, vuole avviare una conversazione: starà a chi legge accettare la sfida e inserirsi nel dialogo.
Domare il drago della poeta Isabella Leardini1 è un libro di tutt’altro genere: parla del fare poesia attraverso l’esperienza dei laboratori tenuti per anni dall’autrice. Anche lei si rivolge a docenti o a chiunque voglia portare la poesia alle giovani generazioni, sia dentro che fuori dalla scuola (nel libro racconta anche di esperienze in ospedale).
In questo contesto mi interessa in particolare il primo capitolo, intitolato Dire la verità: prima ancora di poter pronunciare o scrivere la propria verità, è necessario avere il coraggio di scoprirla, cose spesso dolorosa, e avere il coraggio di guardarla in faccia.
Il vero motivo che li ha portati qui [i partecipanti al laboratorio] viene allo scoperto: sperano di dare una forma alle cose senza nome, iniziano a intuire che possono perfino salvarle, trasformarle in un bene.
Il resto del libro è dedicato proprio a questo: come fare per trovare e poi esprimere questa verità verità? Secondo Leardini, bisogna dire sette sì. In particolare, bisogna dire “Sì all’altro”:
Abbiamo appena iniziato a dire “io” e già scopriamo che la poesia ha sempre bisogno di “dare del tu” a qualcuno […] e il tu non è mai indefinito, ha sempre un volto preciso, anche se spesso non vogliamo guardarlo. Il terzo sì dovremmo dunque dirlo a questo volto da riconoscere: il terzo sì è all’altro.
Come non pensare ai ragazzi raccontati da Hakuzwimana, che altro non cercano se non un “tu”? Un tu che li guardi, che li ascolti e che così facendo accolga la loro verità più profonda? Una verità forse inaspettata, forse non immediatamente comprensibile, ma verità.
Il sesto sì, invece, è alla voce: la propria voce. Leardini su sofferma sul percorso non scontato che porta ragazzi e ragazze a leggere le proprie poesie in pubblico. E quindi, più in generale, dire sì alla propria voce e non averne timore o vergogna è dire di sì, affermare, la propria verità.
Mentre leggevo questo libro non potevo fare a meno di pensare: tutti e tutte dovrebbero avere l’opportunità di fare un percorso di questo tipo. Che sia attraverso la poesia, attraverso l’arte, il movimento, o magari dentro le materie “normali”2 del curriculum scolastico (mi viene in mente il lavoro portato avanti da
nel suo insegnamento di matematica e scienze).Per questo mi sono permessa di inserire un accenno anche a Domare il drago, che non è certo snello e contiene molto, molto di più di quanto si intravvede in queste righe. Per quanto molto prettamente incentrato sulla poesia, l’ho trovato un libro in grado di parlare in modo profondo a chiunque sia interessata o interessato ad andare a fondo dell’esperienza propria e altrui.
Se hai già letto o leggerai uno di questi libri e ti va di condividere le tue impressioni, mi fa sempre piacere scambiare opinioni! Puoi scrivermi rispondendo a questa mail o all’indirizzo scuolaitaliano.ri@gmail.com
Per concludere, ti lascio un paio di link di approfondimento:
Nella puntata 79 del suo podcast Amare parole, Vera Gheno parla (alla fine) di Tra i bianchi di scuola.
Isabella Leardini ha appena tenuto due webinar gratuiti per Rizzoli education. Le registrazioni sono disponibili sulla pagina YouTube: Una lingua magica per le emozioni e Scrivere in modo nuovo per leggere in modo nuovo
Alla prossima!
Avviso
Il dipartimento dell’istruzione della città di New York ha recentemente pubblicato delle linee guida per favorire lo sviluppo linguistico degli apprendenti multilingue (trovi qui il documento completo in inglese). Il breve riassunto che avevo pubblicato sulla pagina Instagram di Parlo anch’io! ha suscitato tanto interesse che ho deciso di dedicare un carosello ad ognuno dei sei punti trattati nel documento. Il documento è rivolto a chi insegna, ma se sei genitore una sbirciatina non ti farà male: ti darà dei punti di riferimento per capire in che direzione sta andando la vostra scuola.
Il documento è nato da esperienze diverse dalla realtà italiana, ma mi colpisce che virtualmente ogni punto sia applicabile anche al di fuori del contesto newyorkese. Questa seconda me è una buona notizia! Se trovare risposte nel proprio contesto può sembrare difficile, ci sono altre esperienze in corso che possono essere d’aiuto e ispirazione.
Flashback
Un anno fa su Parlo anch’io! usciva la miniserie sulla lettura, rimasta in cima alle classifiche di lettura di questa newsletter per moltissimo tempo. Sono tre puntate e le trovi qui:
Se vuoi sostenere questo progetto, ecco come puoi farlo:
Condividi questo post:
Mandami un parere, un consiglio o anche solo un saluto. Ti aspetto!
Amo la poesia di Leardini fin dal suo esordio con La coinquilina scalza. Imperdibile è anche Costellazione parallela, antologia poetica da lei curata sulle poetesse italiane del Novecento.
Perdonami l’espressione infelice, sto finendo di scrivere vicina alla mezzanotte :)
Grazie, cara Anna, per la 'menzione'...