Cara amica, caro amico,
Benvenuta/o a Parlo anch’io! Oggi cominciamo a esplorare un argomento che mi sta molto cuore: la lettura condivisa in famiglia e nello specifico nelle famiglie multilingui.
È un discorso così vasto che, per quanto mi sia sforzata, non è bastata una newsletter a contenere tutto quello che mi premeva dire. Così, ho deciso di dividere l’argomento in due parti: oggi parleremo della lettura in famiglia in generale e fra due settimane entreremo nello specifico delle famiglie multilingui.
Proprio di multilinguismo parla Mamma, che lingua!, il consigliatissimo libro del mese scritto da Karin Martin. Trovi la recensione nella seconda parte della newsletter. Buona lettura!
Anna
Qualche settimana fa ero col mio piccolo nella sezione bambini della biblioteca e per terra vicino a noi erano seduti una mamma con un bambino di circa due anni. Sia questo bimbo che il mio erano affascinati dalla postazione gioco in mezzo alla sala, un tavolino basso su cui si trova una bellissima pista di treni, completa di ponti, gallerie, passaggi a livello, cisterne che si svuotano…insomma, il paradiso dei trenini.
Questa mamma, però, armata di libretti e albi illustrati, si era piazzata di fianco al figlioletto con l’intenzione di leggerglieli (tutti, a quanto pareva) e proseguiva imperterrita nella lettura tallonando il figlio che circumnavigava il tavolino alla ricerca di vagoni, intento a giocare mentre la madre dietro sciorinava una pagina dopo l’altra.
La scena era quasi surreale. Tra madre e figlio si era instaurato un vero e proprio corto circuito comunicativo: lui le indicava i treni e cercava di coinvolgerla nel gioco, lei proseguiva come un audiolibro inceppato, leggendo un libro cui chiaramente il bambino non era interessato.
Prima di giudicare questa madre come insensibile o distratta, però, pensiamo a questo: quante volte avrà sentito che “bisogna leggere ai bambini“? (N.B. che dicono sempre ai, non con). Che se gli si legge diventeranno più intelligenti, più empatici, più questo e più quello? E tu, quante volte hai sentito discorsi di questo tipo? Quante volte, magari, ti è venuta l’ansia di dover leggere di più, meglio, magari addirittura in un’altra lingua a tuo figlio o a tua figlia?
Qui negli Stati Uniti questa retorica è onnipresente (vd immagine sopra), ma la trovo anche in Italia, utilizzata anche a fini di marketing per far leva sull’ansia di noi genitori millennial e venderci libri, corsi e altri parafernali, preferibilmente montessoriani.
Ovviamente, numerosi sono gli studi che dimostrano i benefici della lettura. Occorre però ricordarsi che questi benefici sono una conseguenza, non dovrebbero essere il motore primo della lettura.
Leggere, a mio avviso, è un vero e proprio piacere che, come tutte le attività piacevoli e belle, come mamma ho il desiderio di condividere con i miei figli. Penso che sia utile accantonare quello che ci dicono che dobbiamo fare e fare invece tutto quello che ci procura più piacere, sia a noi che ai nostri figli e figlie.
Nella mia famiglia, i momenti di lettura sono in primo luogo momenti di coccole, di condivisione e anche un luogo tranquillo dove rifugiarsi in momenti di particolare agitazione (interiore o esteriore).
Se dovessi pensare a come siamo giunti qui, direi che è accaduto in modo naturale. Soprattutto quando avevo appena partorito e volevo passare del tempo con i più piccoli, ma non potevo uscire o stancarmi troppo, leggere un libro insieme nel “lettone“ era diventato il momento di qualità per eccellenza. In altre parole, la lettura per i miei figli è stata sempre associata ad un momento di affettività con me (o col papà). E, certo, anche a storie e libri belli che - almeno inizialmente (prima che arrivassero i Pokemon!) - abbiamo selezionato con cura.
E se te lo stai chiedendo, no, il fatto che il momento lettura sia un momento affettivo non significa che i bambini saranno per sempre dipendenti dall’adulto/a di riferimento e non vorranno mai leggere da sole/i. Anzi. Come ad esempio nel camminare, una volta che i bambini si sentiranno pronti e sicuri delle proprie capacità ti faranno capire di volerlo fare da soli e cominceranno quella danza di allontanamento e ritorno, così nella lettura. Cominceranno ad avere momenti in cui vorranno cimentarsi da soli, altri in cui ti vorranno accanto mentre ci provano, altri ancora in cui vorranno che sia tu a leggere con loro. Si può leggere, insieme o da soli, in tanti modi, e l’uno non esclude l’altro.
E tu, come leggi nella tua famiglia?
Nella mia, come sai, si parla e si legge in tre lingue. Ma di questo parleremo la prossima volta!
PER APPROFONDIRE
Ho nutrito la mia esperienza personale di lettrice e di lettrice-mamma con molto studio e riflessione.
Ho imparato moltissimo da Maria Polita di Scaffale Basso, un progetto dedicato interamente alla letteratura per l’infanzia. Maria offre anche corsi di formazione online; ti consiglio caldamente di frequentarne uno se ne hai la possibilità.
Ho imparato molto anche da Alessia Napolitano di Radice Labirinto, libraia e formatrice specializzata sul fiabesco. Anche lei offre molti corsi online, tra cui Raccontami una fiaba, che esplora l’idea di “focolare” come luogo fisico e simbolico dove condividere l’esperienza del racconto.
IL CONSIGLIO LIBRESCO DEL MESE
Mamma, che lingua! di Karin Martin è il libro che avrei voluto poter leggere quando mi sono affacciata al mondo del multilinguismo.
Come scrive Antonella Sorace nella prefazione, le pubblicazioni sul plurilinguismo sono in aumento, ma sono ancora poche quelle in lingua italiana. Il libro di Martin va a colmare questa lacuna e lo fa in modo informativo, esaustivo e accessibile. In ogni pagina del libro traspare l’entusiasmo, la dedizione e l’esperienza di una linguista che da anni si occupa di multilinguismo e che ha lavorato con centinaia di bambine/i e famiglie:
La diversità linguistica è molto presente nel nostro Paese e, a mio parere, poco riconosciuta o forse non colta nella sua totale bellezza, piuttosto percepita come un problema da risolvere o, peggio ancora, temuta come una minaccia.
Nella prima parte del libro, la studiosa spiega in modo chiaro i concetti principali e sfata i falsi miti ancora in circolazione sul multilinguismo. Le nozioni corrette faticano ancora a raggiungere chi ha quotidianamente a che fare con bambine e bambini plurilingui (genitori, educatori, insegnanti, logopedisti, pediatri, etc.). Il libro parte dalla premessa, con cui concordo appieno, secondo cui il plurilinguismo non è altro che un modo di vivere la vita adottato, per scelta o per necessità, da moltissime famiglie, in Europa e nel mondo. La studiosa ci invita a toglierci le lenti del monolingue e a immedesimarci via via nei bambini e negli adulti che vivono quotidianamente in situazioni di plurilinguismo.
La seconda parte è invece dedicata a consigli pratici su come gestire la vita quotidiana in contesto multilingue. La studiosa accompagna per mano i genitori nel valutare gli elementi specifici della propria situazione e ad essere in grado di prendere decisioni in autonomia in base ai fatti. La cosa non è affatto scontata, poiché il mercato pullula di manuali per l’uso - spesso non supportati da ricerca e autoreferenziali – che promettono di svelarti il segreto o la “ricetta“ del multilinguismo. Martin invece non vuole venderci una formula, ma darci gli strumenti per prendere decisioni in base alle specificità nostre e delle nostre bambine e bambini.
Infine, ogni capitolo è accompagnato da numerosi esempi, molto diversi tra loro, di bambine e bambini multilingui, che illustrano la quotidianità dello “stile di vita“ plurilingue.
Consigliatissimo.
Se ti ho convinto a leggerlo, fammi sapere cosa ne pensi!
ps. a settembre mi ero dimenticata di fornire le indicazioni bibliografiche del consiglio libresco. Eccole: Beatrice Alemagna, Manco per sogno, trad. Lisa Topi (Topipittori, 2021).
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