Cara amica, caro amico,
Benvenuta e benvenuto a Parlo anch’io!
La volta scorsa l’occasione di un Carnevale disastroso ci ha dato modo di riflettere su come inserire le festività italiane in famiglia o in un corso di italiano. Avevo promesso che oggi avrei parlato delle festività locali, ma (sorpresa!) condivido invece una riflessione nata dal riordinare i pensieri a questo riguardo (le feste locali arriveranno un’altra volta, promesso!).
Mettere nero su bianco le riflessioni sulle feste mi ha fatto rendere conto della rigidità di alcuni miei atteggiamenti passati, a scuola e in famiglia, e la cosa, non lo nascondo, non è stata piacevole.
In parte tale rigidità era dovuta, l’ho capito dopo, al fatto che la mia formazione in second language acquisition fosse avvenuta in un ambiente piuttosto fissato sul metodo comunicativo (communicative language teaching, o CLT) e che io da brava studentessa volessi applicare diligentemente tutte le teorie imparate.
Il tempo e l’esperienza mi hanno insegnato che modificare il modello recepito non significa tradire gli ideali o abbassare gli standard, è semmai una risposta realista, oserei dire intelligente, alle esigenze particolari che via via incontro.
Dall’altro lato da qualche parte bisogna pur partire, e quando si è alle prime armi mi sembra giusto partire da e verificare ciò che ci è stato insegnato. L’esperienza, nutrita da onestà con se stesse e voglia di mettersi in gioco, affinerà la nostra capacità di pescare lo “strumento“ (in senso lato) giusto dall’arsenale di strumenti che pian piano si andrà costruendo.
Per motivi simili mi sono a lungo interrogata se condividere i miei consigli sui libri di Gallucci di cui ti parlo sotto. Non sono capolavori letterari e, da appassionata di libri e di letteratura, mi chiedo se proporli in classe e in famiglia tradisca i miei ideali. D’altro canto, sia i miei figli che i bambini e le bambine con cui lavoro li amano, e questo mi sembra un punto di partenza innegabile.
Se anche tu ti poni mai domande esistenziali riguardo a come la tua pratica di insegnamento si è modificata in base all’esperienza, mandami una riga che ci facciamo compagnia!
Il consiglio libresco: i cartonati di Gallucci editore
Se frequenti bambine e bambini piccoli, molto probabilmente ti sei imbattuta in qualche cartonato di Gallucci. Ne hanno decine, forse centinaia, spesso illustrati dall’artista francese Natalie Choux.
A me piacciono in particolare i cartonati a cursore, come quelli qua sopra, che seguono un semplice schema: a sinistra, tre o quattro termini accompagnati da un’illustrazione semplice e descrittiva su sfondo bianco, a destra uno o due termini accompagnati da un’illustrazione più grande resa più dinamica dal cursore, e alla fine una tavola riassuntiva di tutti i termini presentati nel libro, questa volta senza le parole e l’invito a nominare quelli che si ricordano.
I libri sono consigliati dagli zero anni, ma io li trovo utilissimi in classe anche fino ai sei anni.
Ogni libro è infatti dedicato ad un argomento (e relativo ambito lessicale) circoscritto (la frutta, la verdura, il treno, le macchine, i vestiti, e così via) e rilevante per la vita quotidiana dei bambini. I termini proposti sono 15-20, un po’ di più di quelli che introdurrei in una lezione ma comunque una quantità gestibile (e si può sempre saltare una pagina).
Ogni libro funziona dunque come piccolo dizionario illustrato, con il pregio che suddivide i termini in piccoli sotto-gruppi e ne propone un numero ridotto.
I dizionari illustrati veri e propri (come quello qua sotto) spesso si vantano di proporre una quantità esagerata di parole (le mie prime 100! 500! 1000! parole e, così via), ma li trovo troppo pieni e troppo confusionari per i più piccoli, perché anche quando sono divisi per aree semantiche mettono comunque molta carne al fuoco che crea un effetto tutto pieno difficile da digerire. Li leggerei a casa, senza pretese, ma non li utilizzerei per introdurre nuovo lessico in classe.
I cartonati dedicati ai singoli argomenti li trovo agili e versatili, perfetti per
introdurre le parole nuove all’inizio di una lezione (e non sottovalutare il fascino dei buchi, neanche le dita di 4-5 anni ne sono ancora immuni!)
ripassare le parole già apprese, a fine lezione o magari la volta dopo (utilissima in questo caso la pagina finale)
fotocopiare le immagini, che sono molto riconoscibili, e utilizzarle in attività ad hoc che richiamino il libro già presentato.
Devo dire che mi affido più volentieri a testi come questi che non alle illustrazioni presenti nei libri di testo vere e propri, dove trovo spesso illustrazioni approssimative e, francamente, brutte. Quelle di Choux sono senz’altro pensate per bambini molto piccoli, però ne apprezzo i dettagli, i colori sgargianti e il fatto che se ne trovino davvero centinaia in uno stile riconoscibile.
E tu, hai mai utilizzato i libri di Gallucci in classe? Se sì, cose ne pensi? Fammi sapere rispondendo a questa email o scrivendo a scuolaitaliano.ri@gmail.com.
Alla prossima!
Anna
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