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Enrica Nicoli Aldini's avatar

Che bella puntata preziosa, Anna! Io sono cresciuta con la nonna bolognese doc che parlava dialetto spessissimo, ma solo lei (il nonno suo marito era pugliese, e hanno cresciuto mia mamma e mio zio in città mentre l’uso del dialetto andava scemando; entrambi comunque capiscono e un po’ parlano anche). La mia comprensione passiva è decente, ma in attivo conosco solo qualche parola e qualche frase — di solito le frasi che si sono consolidate anche tra le nuove generazioni come quasi “cool” (tipo t’al deg, che significa te lo dico, e che in questi giorni a Bologna ho addirittura visto su un cartellone pubblicitario!). Non ho mai pensato di portare il dialetto bolognese nella vita di eventuali figlie e figli, ma questo tuo articolo mi fa venire voglia!

Curiosamente, ho una comprensione passiva buona anche del dialetto trentino. Sono cresciuta andando in montagna lì e i miei amici del paese tra di loro parlavano dialetto — una dinamica che da cittadina mi ha sempre affascinato.

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Il dizionario di Mamma Babel's avatar

Ciao Anna, che bella puntata e... che belli i nonni! I dialetti sono una ricchezza che molti di noi italiani ci portiamo dietro con atteggiamenti contrastanti: rinnegare o difendere a spada tratta. Al di là di ciò che possiamo pensare o dichiarare in proposito, quella ricchezza linguistica, in un modo dell'altro, fa già parte di noi e la trasmettiamo anche ai nostri figli. Insomma, sì, tua nonna Agar e tua figlia Agar hanno probabilmente più cose in comune di quanto si pensi, incluso l'uso di certe parole ;-)

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