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Erika Pilar Pancella's avatar

Trovo molto utile il consiglio del “cappello da insegnante”, grazie! E grazie anche del consiglio del libro di Alice Bigli. Lo leggerò!

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Anna Aresi's avatar

Ah, se lo leggi mi devi far sapere cosa ne pensi! Tra l’altro lei adotta un approccio diametralmente opposto a quello di Pareschi sul femminile/maschile sovraesteso. Ci pensavo proprio ieri leggendo fra le righe. A presto! 🤗

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Enrica Nicoli Aldini's avatar

Anna, io non so se e quando arriveranno figli nella nostra coppia italo-americana; quel che so è che se e quando succederà, verrò subito da te e dalle tue risorse :)

Ti faccio una domanda da un miliardo di dollari: è possibile, e se sì, come, crescere figli non solo bilingue e "biculture" (dove cultura è inteso nel senso più lato del termine, laddove una bambina figlia di un'italiana e di un americano assorbirà i tratti culturali di entrambi i genitori), ma anche "biscolarizzati" (non saprei come altro dirlo)? Ti spiego cosa intendo: io sono molto scettica sui metodi di insegnamento e apprendimento delle scuole statunitensi. Nei 12 anni non consecutivi vissuti negli Stati Uniti, di cui due in scambio universitario - esposta tutti i giorni al metodo di studio americano - mi sono, forse in maniera un po' conservatrice-elitista, convinta che la nostra maniera di studiare in Italia raggiunga livelli più profondi. Magari c'è troppa memorizzazione e sicuramente troppo eurocentrismo e poca enfasi sulla pratica delle cose, ma noi impariamo metodi di analisi della realtà che io qui proprio non ritrovo. Una professoressa di una delle due università statunitensi dove sono stata in scambio mi ha detto: "gli studenti migliori che io abbia mai avuto sono sempre stati italiani". Ne ho parlato l'altro giorno con una donna italiana il cui figlio fa il liceo negli Stati Uniti, e che si trova d'accordissimo.

Io vorrei che un*eventuale mia/mio figlia/o italo-americana/o, se dovesse frequentare le scuole negli Stati Uniti, crescesse biscolarizzata/o, apprendendo anche una selezione di contenuti scolastici propri della scuola italiana. Anche solo per poter condividere con lei/lui una parte della mia vita. Perché la scuola per me è importantissima, e sarei io, più del mio compagno, a seguire con più coinvolgimento questa parte della crescita dei nostri figli (non perché sono donna, ma proprio per i miei interessi personali).

Hai mai pensato a questa cosa? Hai sviluppato qualche risorsa in merito? Sto ragionando in maniera completamente slegata dalla realtà? (so che sono domande toste, quindi rispondimi solo se e quando vorrai)

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Anna Aresi's avatar

Ciao Enrica, wow grazie a te per questa domanda - da più di un milione di dollari! Vediamo se riesco a risponderti in modo comprensibile. In generale, non c'è un modo unico o giusto di crescere bambine o bambini bilingui e biculturali (effettivamente tendo a dire solo bilingue perché per me biculturale è insito nel termine, ma forse dovrei cominciare a specificarlo!), perché ogni famiglia ha le proprie dinamiche, le proprie priorità e anche le proprie risorse (fisiche, mentali, emotive, economiche, etc.).

Chiaramente se tu sai già di avere questo interesse e questa priorità, ti muoverai in modo da fare scelte che possano portare te e la tua famiglia nella direzione che per te è importante. Questo vorrà dire compiere delle scelte e anche delle rinunce, perché per quanto la tendenza sia di riempire all'inverosimile i calendari nostri e dei bambini, there's only so much one can take e i bambini hanno davvero tanto, tanto bisogno di tempo non strutturato. Per cui se l'italiano sarà una priorità, probabilmente ci saranno volte in cui si dovrà dire no al calcio o al teatro oppure al viaggio di piacere per usare quei soldi per andare in Italia d'estate, per farti qualche esempio. Può sembrare scontato, ma molte famiglie di fronte a queste scelte scelgono l'altra opzione (non quella che favorisce l'italiano), per paura che i bambini restino esclusi o rimangano indietro (la corsa agli extracurriculars comincia al nido). Quindi penso che ci serva un forte senso di identità famigliare per poter compiere delle scelte controcorrente.

Detto questo, poi uno sceglie le proprie battaglie. Ad esempio, io sono contraria all'alfabetizzazione precoce che c'è negli USA, ma non c'erano alternative: tutte le scuole cominciano a bombardarli con l'alfabeto a 3 anni (anche quelle cosiddette play-based). O li tenevo a casa (che non era un'opzione), oppure era così. Quella battaglia ho deciso di non combatterla: abbiamo scelto le scuole che tutto sommato ci sembravano più adatte e ci siamo concentrati su altro.

Rispetto alla differenza tra scuola italiana e scuola americana, avrei molto da dire ma magari lo farò altrove perché ho già scritto un papiro. Ci sono modi di studiare il curriculum italiano anche in USA, ad esempio: https://www.casaitalianaentepromotore.org. Ma magari su questo ci torniamo. Grazie davvero Enrica, un abbraccio!

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Enrica Nicoli Aldini's avatar

Grazie mille di questa ricca risposta, Anna! (avevo infatti scritto un MILIARDO di dollari... e tu mi hai dato una risposta dello stesso valore 😊)

Innanzitutto grazie di aver condiviso il sito della Casa Italiana di DC, utilissimo e mi solleva un bel po' sapere che esistono opportunità di questo tipo fruibili anche da remoto. Come saprai a SF, dove ha vissuto il mio compagno, e Chicago, dove ho vissuto io, ci sono vere e proprie scuole italiane private. Un investimento (soprattutto in zone del paese dove le scuole pubbliche sono buone), ma per me ne varrebbe tutta la pena. Qui vicino a noi a Denver c'è una scuola francese, ma comprensibilmente niente italiano. Bellissimo sapere che esistono risorse da remoto.

Tocchi un nodo cruciale al quale ho pensato diverse volte: passare tutta l'estate in Italia è relativamente semplice nei primi anni, ma a lungo andare, crescendo, i bambini iniziano a fare esperienze relazionali con i compagni per cui potrebbero opporsi all'idea di passare l'estate al Paese della mamma; e al liceo entra in gioco la competitività pre-college, la necessità di tirocini e lavoro anche volontario, ecc. Questi valori e queste abitudini americane non corrispondono A ME, ma il contesto spinge i figli in un'altra direzione, per cui le mie idee diventano irrilevanti :)

Sono argomenti estremamente affascinanti per me. Sono sicura che ne riparleremo. Intanto grazie di cuore del tuo input, un abbraccio a te!

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Ronald Johnson's avatar

Grazie mille per il testo, è stato molto informativo. Cosa ne pensi dell’apprendimento delle lingue antiche come il greco e il latino? Conosco alcune persone che insegnano il latino ai loro bambini (a parlare e non solo leggere), anche se non ci sono parlanti madrelingua.

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Anna Aresi's avatar

Grazie Ronald, che domanda interessante! Non conosco personalmente nessuno che insegni lingue antiche ai propri figli in questo modo, se non un mio professore del dottorato che leggeva con le figlie Harry Potter in latino. Anche se non possiamo sapere per certo come "suonavano" queste lingue, penso che all'interno di una relazione così diventino vive nel momento in cui vengono parlate dai genitori ai figli. Dico spesso che si impara all'interno di una relazione d'amore con una persona significativa: se c'è questa relazione, perché no?

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