Rituali di apertura e di chiusura
Iniziare e finire con intenzione è importante sempre, ma con bambine e bambini è fondamentale
Cara collega,
Benvenuta in Aula docenti, la sezione di Parlo anch’io! dedicata a chi insegna italiano a bambine e bambini.
Ho appena finito di leggere un libro che qui negli Stati Uniti ha avuto molto successo, The Art of Gathering di Priya Parker. Il libro è del 2018, ma siccome l’avevo sempre visto in ambienti un po’ snob, me n’ero tenuta alla larga. Poi un conoscente musicista punk tutt’altro che snob l’ha citato un paio di volte dicendo che ha rivoluzionato il modo in cui lui organizza i suoi incontri. La cosa mi ha incuriosita e l’ho letto anch’io.
Prendendo alcuni spunti da The Art of Gathering e coniugandoli con la mia esperienza personale, oggi ti invito a riflettere su due momenti fondamentali di qualsiasi lezione, ma soprattutto coi più piccoli: l’apertura e la chiusura.
Una lezione è un momento di ritrovo
Il libro parte dal presupposto che qualsiasi situazione in cui più persone si incontrano è un gathering, un ritrovo: una cena, una festa di compleanno, ma anche una lezione, un webinar, una conferenza.
Secondo Parker, ci sono elementi comuni ai più disparati tipi di ritrovi. Riconoscere e curare questi elementi renderà i nostri ritrovi (cene, feste, lezioni, webinar, conferenze, etc) significativi e indimenticabili.1



Il momento di apertura e quello della chiusura sono due momenti che ci sono per forza, ma sta a noi decidere il grado di attenzione e di intenzionalità che vogliano infonderci.
Certo, tutte sappiamo che una lezione si apre con un warm-up, che seguono esercizi e attività strutturate secondo principi di scaffolding (vieni al webinar sullo scaffolding?) e che si finisce con un wrap-up.
Ma come trasformare questa sequenza da inerte scaletta a scelta di momenti pensati, curati e carichi di significato per noi e per le e gli studenti?
I rituali di apertura e di chiusura sono fondamentali
Parker scrive che l’apertura e la chiusura sono i due momenti più importanti di un ritrovo, quelli che rimangono più impressi nella memoria dei partecipanti e in cui la persona che guida il ritrovo (nel nostro caso, l’insegnante) dovrebbe impegnarsi al 100% per accogliere i partecipanti o accompagnarli verso l’uscita (letterale o metaforica).2

Lei usa l’immagine della soglia: nel momento di apertura si varca una soglia, in quello di chiusura si esce dalla stessa parte per cui si era entrati.
Con bambine e bambini, marcare i momenti di apertura e chiusura della lezione è fondamentale. I bambini, si sa, hanno bisogno e sono sostenuti dall’impiego di rituali chiari e prevedibili (pensa ai rituali della nanna).
Faccio una puntualizzazione: qui negli Stati Uniti si tende a utilizzare il termine ‘routine’, in italiano trovo più spesso il termine ‘rituale’, che mi piace di più.
Se, infatti, ‘routine’ indica la mera ripetizione di una sequenza di gesti o azioni, ‘rituale’ indica una sequenza di gesti e azioni consolidate che hanno un significato specifico nella comunicazione sociale (vd. il terzo significato nella definizione di Treccani):
Rituale della nanna: ti sto accompagnando a varcare la soglia spesso spaventosa tra giorno e notte (luce e buio, vita e morte).
Rituale di apertura della lezione: ti sto accompagnando dentro uno spazio fisico e temporale in cui succederà qualcosa di cui io sono responsabile e custode.
Rituale di chiusura della lezione: quello che è successo qua dentro è finito, ora usciamo da questo spazio portandoci dentro quello che è successo.
Immagina aprire e chiudere in modo significativo ogni lezione, tutti i giorni, tutte le lezioni che hai in un giorno. Che dignità incredibile, che potere di generare significato e di portare cambiamenti avranno i tuoi ritrovi!
Saranno degli eventi: una cosa che non c’era e poi succede e che può, potenzialmente, cambiare la vita (tua o altrui).
Aprire: sempre nello stesso modo o con ripetizioni variate
I rituali di apertura e di chiusa sono importanti, ma non devono per forza essere seriosi, solenni o pesanti.
Con gruppi di bambine e bambini, è importante che siano sempre gli stessi, o quantomeno la ripetizione variata della stessa cosa, perché la prevedibilità rassicura e predispone a cominciare.
Io comincio con una canzone (sempre la stessa). Ci sediamo in cerchio, io faccio in giro con lo sguardo incrociando gli occhi di ciascuno, e poi la canzone è ritmata da gesti per cui si apre con un solenne (questo sì!) primo battito di mani sul pavimento. Sono un gesto e un rumore comunitario che ufficialmente danno inizio a tutti i miei gruppi per 3-5enni.
Nella fase di pre-apertura, quella in cui pian piano bambine e bambini entrano nella stanza e si posizionano, do loro qualcosa di semplice da fare (di solito qualcosa di manuale come colorare o ritagliare). Quando ci siamo tutti, cominciamo.
La modalità del cerchio mi sembra un ottimo modo per aprire una lezione e stabilire un primo contatto (anche visivo) sia con loro (ci sei, ti ho visto) che tra di loro. Ad esempio, in una variante della mia canzone, dopo ogni strofa facciamo il giro e salutiamo ogni persona con un “Buongiorno + nome!”3
Quando insegnavo a persone più grandi, utilizzavo molto spesso pratiche della tradizione contemplativa: soprattutto esercizi di respirazione e di consapevolezza corporea. Studenti più grandi, che magari arrivano da una lezione precedente in cui si sono molto infervorati o hanno appena fatto una verifica, trovano molto utile un momento di pausa in cui si lasciano alle spalle quello che hanno fatto nell’ora precedente ed entrano con piena consapevolezza nell’ora presente.
Chiudere: mi guardo dentro per guardare fuori
Secondo Parker, il rituale della chiusura deve contenere due parti, che lei chiama looking inward e turning outward, cioè prima guardarsi dentro e poi volgersi all’esterno.4
Sicuramente hai partecipato a ritrovi dove si è chiuso in questo modo: è una modalità comune ma non per questo scontata (e corrisponde alla fase di wrap-up di un canonico lesson plan).
Ad attività finite, prendiamo un momento per fare il punto di quello che abbiamo appena fatto. Lo può fare l’insegnante con una frase, oppure si può fare un giro e chiedere a ciascuno una cosa che ha imparato oggi o cosa è piaciuto di più (o di meno). Qui le tecniche sono infinite, ma con bambini e bambine è meglio stare sul semplice anche perché, di nuovo, dev’essere una cosa che puoi ripetere ad ogni lezione.
Finita la parte del guardarsi dentro, comincia la parte del guardarsi fuori, che è la chiusura vera e propria.
Questo dev’essere un momento in cui si capisce in modo chiaro e inequivocabile che la lezione è finita.
Con i gruppi di piccoli e piccole, per me è ancora una canzone seguita da un applauso.
Una maestra di musica da cui ho imparato moltissimo chiude con una ripetizione variata: si siede vicino alla porta mentre i bambini si mettono in fila per uscire. Prima che il bambino o la bambina varchi la soglia (fisica) dell’uscita, la maestra gli tamburella il ritmo della canzone di quel giorno sulla mano, cantano insieme una frase e poi si salutano.
Con il mio gruppo di 5-7enni, anch’io uso una ”ripetizione variata": chiudiamo sempre con la lettura di un paio di poesie o di un albo illustrato. Variano i testi, chiaramente, ma anche la modalità di lettura: a volte leggo solo io, a volte una frase per uno, a volte leggono solo loro.
Questa newsletter è finita :) E siccome tutto questo parlare di inizi e di fini non poteva che portarmi a East Coker, il secondo e il mio preferito dei Four Quartets di T.S. Eliot, chiudo anche qui con una poesia.
Compiti
Utilizzi rituali di apertura e di chiusura? Se sì, vuoi condividere la tua esperienza nei commenti?
Se ancora non lo fai e questa newsletter ti ha incoraggiato a cominciare, cosa potrebbe funzionare nelle tue classi?
Puoi pensarci in privato oppure facciamo un brainstorming collettivo qua sotto.
Avvisi
Sono aperte le iscrizioni per il webinar gratuito del 3 aprile!
2. Aula docenti è uno spazio per te
Per rendere questo spazio sempre più rispondente alle esigenze e ai bisogni di chi legge, ho preparato un breve questionario anonimo.
Ti ricordo che Parlo anch’io! è dedicata all'italiano per bambine e bambini. Se insegni anche agli adulti, per la compilazione del questionario ti chiedo di fare riferimento solo alla tua attività didattica con i più piccoli.
3. Come scrivere consegne chiare ed efficaci
Scrivere bene le consegne serve a porre le basi per la corretta comprensione ed esecuzione di esercizi e attività. Ho scritto un articolo di blog in cui propongo quattro accorgimenti pratici per scrivere consegne chiare ed efficaci.
Il fatto che poi lei citi quasi esclusivamente eventi con budget miliardari e faccia un name dropping incessante di personaggi della vita economica, politica, sociale e accademica americana mi ha reso la lettura di alcuni capitoli particolarmente faticosa. Le idee di Parker sono interessanti, certo avrebbe potuto citare meno professori della Harvard Business School e più insegnanti della scuola pubblica di quartiere (che a fare le cose fighe sono bravi tutti, o quasi, quando hanno a disposizione risorse infinite).
Cr. il capitolo Ushering, pp. 162 e seguenti.
Non è che voglia fare la misteriosa e non svelarti la canzone. Il fatto è che si tratta di una canzone inventata dalla mia amica e maestra di musica di cui di parlo più sotto, Lindsay Meehan (o dalla sua mentore Mary Ann Hall di Music for Children, non sono sicura), da me tradotta e utilizzata con il loro permesso. Attualmente non esistono registrazioni ma, se ce ne saranno in futuro, non le terremo certamente per noi!
Cr. il capitolo The Anatomy of a Closing, pp. 258 e seguenti.