Cara amica, caro amico,
Benvenuta e benvenuto a Parlo anch’io!
Oggi ti offro alcuni spunti sulle festività italiane in classe e in famiglia. Vedremo il vice versa - le festività locali in un corso di italiano - nella newsletter del 15 dicembre.
Trovi poi un’attività divertente che ho preparato per il mio gruppo 5-7 anni (e adattato per anche per il gruppo 8-10). Io l’ho utilizzata per il Ringraziamento ma può andare benissimo anche per il Natale.
Buona lettura,
Anna
Cosa ho imparato da un Carnevale disastroso
Quando il mio primogenito aveva otto mesi arrivò il suo primo Carnevale. Ci tenevo moltissimo a fargli provare l’esperienza di una festa che per me, da piccola, era sempre stata divertente e gioiosa, così invitai a casa nostra un gruppetto di amiche neo-mamme e, tra un pisolino e una distrazione, riuscii in qualche modo a preparare delle frittelle e a infilare G. nel costume del precedente Halloween.
Fu un pomeriggio piacevole ma il peggior Carnevale della storia, se così lo vogliamo chiamare: nessuna delle italiane che avevo invitato era riuscita a venire, per cui c’erano solo un paio di amiche americane che non avevano la più pallida idea di che cosa fosse il Carnevale. Provai a spiegarglielo ma dovetti scontrarmi con la totale insufficienza delle parole con cui cercavo di evocare l’atmosfera festosa di bambini eccitati e gridanti in un grigio pomeriggio di febbraio mentre eravamo uscite per una passeggiata nelle strade deserte. Volevo piangere.
Quest’esperienza mi aiutò a comprendere che, per quanto io possa desiderare e cercare di trasmettere la lingua e la cultura italiane ai miei figli, non possiamo fare finta di vivere in Italia quando viviamo invece immersi in una cultura completamente diversa, con un proprio calendario, proprie festività, etc.
Col tempo ho capito che occorre trovare la giusta via di mezzo e scegliere - come famiglia o come scuola - quali festività sia opportuno e fattibile celebrare o insegnare e quali siano invece troppo lontane dalla sensibilità e della vita quotidiana del posto in cui si vive.
Nella mia esperienza (perché ci ho riprovato, eh, una volta non mi è bastata!), proporre il Carnevale negli Stati Uniti è sempre stata una débâcle: è una festa che si fa all’aperto o comunque in ambiti comunitari (in piazza, per le strade, saloni di scuole o oratori) ed esprime uno spirito completamente estraneo alla sensibilità americana (gli si avvicina Halloween, ma solo fino a un certo punto). Ogni anno mi domando se valga la pena proporre ai miei studenti qualche filastrocca o attività sulle maschere, e spesso lo faccio, ma devo dire che lasciano un po’ il tempo che trovano.
Ci sono altre feste che si prestano di più alla celebrazione “all’estero“, per così dire.
Nella mia famiglia, ad esempio, il 13 dicembre arriva Santa Lucia. Sono originaria della Bergamasca, dove il 13 dicembre è attesissimo da bambine e bambini che ricevono quel giorno moltissimi regali. La tradizione di Santa Lucia è rimasta viva e vegeta nella mia famiglia anche oltreoceano, con storie e canzoni, letterine, e tutto l’entusiasmo del risvegliarsi e scoprire che “è arrivata!“
Con le feste che si celebrano sia all’estero che in Italia, prima fra tutti il Natale, il discorso di fa più semplice e complicato insieme, e per questo interessante: da un lato non c’è bisogno di spiegare cosa sia il Natale, ad esempio, ma dall’altro questo rende più difficile comunicare che l’esperienza del Natale in Italia è diversa da quella in un altro posto. Qui entriamo nel pieno del cosiddetto “confronto culturale“ (cultural comparison, una delle 5c degli standard dell’insegnamento delle lingue), perché comincia ad emergere l’idea che non basta dire che “(la parola) Natale vuol dire Christmas” per comunicare l’esperienza del Natale italiano, e quindi l’idea che la “mia“ esperienza non è universale, altre persone hanno esperienze diverse,
Senza addentrarsi nelle 5c, che meritano un discorso a parte, concludo dicendo che nella mia pratica di insegnamento non introduco confronti culturali espliciti (enfasi su espliciti) prima dei 7 anni. Nelle scuole si lavora sulla differenza culturale anche molto prima, ma nella mia esperienza ho notato che questa età è, a grandi linee, il discrimine dopo il quale diventa più costruttivo fare riflessioni esplicite sulle differenze culturali.
Se anche tu hai avuto avventure (o disavventure) carnevalesche, natalizie, pasquali o altro in famiglia o a scuola, scrivimi e raccontami!
Il pranzo è in tavola!
Ti propongo un’attività molto divertente che ho ideato per il mio gruppo di 5-7enni e ho poi adattato anche per il gruppo 8-10.
Ti serviranno:
pennarelli, pastelli, etc.
piatti di carta
forbici
colla
depliant pubblicitari del supermercato, carte/confezioni di alimenti o altre immagini di cibi. Io ho utilizzato il depliant pubblicitario del catering di un supermercato molto chic per cui i cibi sono super sontuosi :)
facoltative (ma utili): scheda “tovaglietta“ e scheda alimenti per attivazione preliminare del lessico. N.B. io ho utilizzato una scheda ad hoc con i cibi del Ringraziamento. Trovi linkata una scheda con i frutti e una scheda con alcuni cibi di Natale. Puoi utilizzare anche le tessere di un memory sul cibo o quelle in allegato a Raccontami 2 di Alma Edizioni, ma assicurati di fare una selezione (non supererei i 10-12 vocaboli, a seconda di quante parole sono nuove e quante già note).
Ecco come ho strutturato la lezione:
All’arrivo li faccio spesso colorare o fare qualcosa di manuale mentre aspettiamo che arrivino tutti e per calmarsi e concentrarsi (visto che arrivano dall’intervallo). Abbiamo colorato la scheda dei cibi del Ringraziamento e mentre li coloravamo li nominavamo. Ho dato due schede, una con i cibi e l’altra con i frutti (entrambe già introdotte la lezione precedente), in modo che avessero tutti il tempo di finire quella del cibo (e chi finiva prima poteva colorare la frutta in modo da non restare con le mani in mano)
Dopo aver ripetuto insieme i vocaboli, ho distribuito due piatti di carta, un paio di forbici e una colla a testa. Un piatto era per la portata principale e l’altro per i dolci/la frutta. Ritagliare e incollare i cibi prescelti (non ho dato limiti di quantità).
Nel frattempo (siccome disponiamo di un’aula molto grande) avevo “apparecchiato“ un altro tavolo con le tovagliette. Ci siamo seduti a tavola, ognuno col proprio piatto, e abbiamo guardato cosa si trovava sulla tavola (il piatto, il bicchiere, etc - questo era lessico nuovo su cui però non mi sono soffermata troppo). Dopodiché abbiamo ripassato ancora una volta i cibi che ognuno aveva nel proprio piatto (chi sapeva scrivere se voleva poteva scriverne i nomi dietro al piatti, altri hanno scritto il proprio nome).
Infine abbiamo fatto un giro per la tavola dicendo quello che stavamo mangiando “cosa mangi?“ “mangio il tacchino, le patate, i piselli“ “e cosa mangi di dolce?“ “mangio la torta di zucca e la pera.“
Quest’attività dura circa 25 minuti. Inserisco sempre le attività più impegnative (dove presento informazioni nuove) nella prima parte della lezione, dopo i primi 5 minuti di “arrivo”, perché poi l’attenzione inizia a scemare. Dedico la seconda parte a giochi e attività più leggere basate su materiali linguistici già noti. Ad esempio dopo questa attività abbiamo giocato a Lupo mangia frutta (lessico cibo), al mimo degli animali (lessico animali, fatto in precedenza) e poi a 1-2-3 stella che è il loro gioco preferito.
Ricapitolando, cliccando qui puoi scaricare le seguenti schede:
Breve descrizione attività
Scheda cibo di Natale
Scheda frutta
Scheda cibo Ringraziamento
Tovaglietta tavola apparecchiata
Per qualsiasi problema tecnico, non esitare a contattarmi!
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