Cara amica, caro amico,
Benvenuta/o alla prima puntata di Parlo anch’io! Con oggi si inaugura un appuntamento mensile di riflessioni e spunti su come coltivare l’italiano in famiglia e/o a scuola.
Oggi parleremo di ripartenze, del primo giorno di scuola e di un libro molto simpatico. Ti anticipo già che la prossima newsletter, quella di ottobre, sarà dedicata alla lettura in famiglia.
Buona lettura e alla prossima!
Anna
Ancora più di gennaio, settembre è un mese in cui si fa il punto della situazione, si inaugurano nuovi progetti e si parte con rinnovato entusiasmo. Per me, questo settembre porta una nuova collaborazione. Insegnerò infatti un corso pomeridiano di italiano ai 5-, 6- e 7-enni della locale scuola bilingue inglese-francese. Sarà un’esperienza nuova e sono emozionata. Immagino che queste/i bambine/i provengano soprattutto da famiglie anglofone che li mandano a scuola in francese, ma che ci saranno anche bambini provenienti da famiglie francofone.
Di solito lavoro con bambini anglofoni provenienti da famiglie italoamericane (legate quindi alla cultura e alla lingua italiana per motivi culturali, famigliari e sentimentali) e con bambini figli di italiani o italofoni residenti negli USA. Sarà quindi interessante vedere come questi piccoli e queste piccole, già tuffate in una full immersion, risponderanno all’introduzione della terza lingua. Peraltro solo per un’ora alla settimana, un tempo proprio limitato.
Eppure, se c’è una cosa che ho imparato in questi anni, è proprio quella di non sottovalutare mai le risorse, la capacità di adattamento e soprattutto la voglia di imparare dei bambini.
La cosa più importante all’inizio di ogni avventura, per me, è scoprire un punto di incontro con ciascuna e ciascuno studente. Nel mio caso non è troppo difficile, visto che solitamente lavoro con gruppi di dimensioni contenute. Dedico sempre la prima lezione a sondare il terreno. Certo, preparo delle attività, ma il mio vero obiettivo è quello di osservare ciascun bambino e ciascuna bambina e vedere come si relazionano con me e con gli altri, chi è più timido e chi già non la smette di parlare, chi va contenuta e chi va incoraggiata. Le informazioni che raccolgo all’inizio sono preziosissime per impostare il resto dell’anno.
Un consiglio forse scontato, ma sempre attuale, è quello di essere ferratissime sulla cultura della propria fascia d’età. Se già non lo sei, diventa esperta di Cocomelon o Paw Patrol, Capitan Mutanda o Harry Potter, dinosauri o squadre di baseball o Taylor Swift…insomma, di tutto ciò che anima l’interesse dei tuoi allievi.
I bambini intuiscono nel giro di un nanosecondo se l’adulto che sta loro di fronte è genuinamente interessato a loro. Quale modo migliore di esprimere questo interesse se non rendendo noto che, guarda, mi interessa quello che interessa a te. Trovo questo snodo assolutamente vitale per qualsiasi tipo di interazione con qualsiasi studente, che abbia sei o sessant’anni. Una volta che i bambini sapranno, o meglio intuiranno a livello profondo, che ti stanno davvero a cuore, allora si fideranno e si lasceranno accompagnare da te, con tutto l’entusiasmo e la dedizione di cui sono capaci.
Auguro a te e a me un settembre pieno di entusiasmo, Pokemon, e colonne sonore di ninjago. Buon inizio!
IL CONSIGLIO LIBRESCO DEL MESE
Conosci Pasqualina? È una pipistrellina rosa fucsia figlia del pennello di Beatrice Alemagna. Soprattutto, è una pipistrella che non ha assolutamente intenzione di andare a scuola. Manco per sogno, per dirla con le sue parole.
Al di là della simpatia del personaggio, amo leggere questo libro perché tutta la vicenda si innesca grazie al potere della voce di Pasqualina.
A forza di gridare che non vuole andare a scuola, urla talmente forte che rimpicciolisce i suoi genitori. Ogni volta che leggo questo libro con i più piccoli (3-4 anni), colgo uno sguardo di stupore totale che si tramuta in sorriso complice e furbesco: «chi l’avrebbe mai detto che un esserino come questo (che peraltro mi assomiglia molto) avrebbe avuto il potere di far rimpicciolire i propri genitori???».
Mi piace fermarmi su questa pagina e urlare tutti insieme. Proviamo a far rimpicciolire questa cosa. Quale suono o parola funzionerà? La A? O forse la U? Di solito non ci riusciamo, ma ci accorgiamo di avere una voce possente, una voce capace di grandi cose. Una voce con cui si può giocare. Una voce con cui si può sperimentare. Una voce capace anche di produrre suoni diversi da quelli che produco di solito nella mia lingua.
«Mio figlio/mia figlia urla già abbastanza, grazie tante!» potrai protestare. Credimi, ti capisco, anch’io a casa ho degli urlatori provetti. Ma il punto sta proprio nell’imparare a utilizzare, anche a dosare, il potere della propria voce. Siccome c’è, questo potere, allora tanto vale incanalarlo in usi creativi e giocosi, forse proprio nell’esplorazione dei suoni di un’altra lingua.
Se anche a te piace esplorare il potere della voce o se questa proposta ti ha ispirato a provare, scrivimi e raccontami la tua esperienza!
Ci vediamo a ottobre con un altro consiglio libresco.